Giovedì, 15 Febbraio 2024 09:44

Gli studenti vincitori del concorso nazionale in visita alle Fosse Ardeatine, conoscere l'eccidio di ieri per riflettere sul presente

Sono da poco trascorse le 15.30 del 30 gennaio 2024 e di fronte al Mausoleo delle Fosse Ardeatine, il primo monumento moderno realizzato nella Roma del dopoguerra, si riunisce un folto gruppo di visitatori. Sono i ragazzi delle scuole medie e superiori, arrivati nella Capitale per ritirare i premi del concorso scuole organizzato con il Ministero dell'Istruzione e del Merito per la Giornata Nazionale delle vittime civili delle guerre e dei conflitti nel mondo, che si uniscono a una cospicua rappresentanza dell'ANVCG alla presenza del presidente Michele Vigne e del Vicepresidente Vicario Michele Corcio.

Ad aspettare il gruppo Francesco Albertelli Presidente di Anfim, Associazione nazionale famiglie italiane martire, e il Segretario generale Marco Trasciani che faranno da guida al gruppo e racconteranno le storie dei loro parenti barbaramente uccisi tra il 23 e il 24 marzo 1944. In quella data di quasi 80 anni fa, nell'arco di 24 ore, in risposta all'attacco di un gruppo di partigiani in via Rasella contro una colonna di soldati del Polizeiregiment Bozen (in cui si contano 33 morti tra i militari e alcune decine di feriti) si perpetrò il massacro di 335 uomini tra cui prigionieri politici appartenenti a tutte le formazioni antifasciste, ebrei ma anche semplici cittadini.

Come spiega Marco Trasciani, nipote di una delle vittime, a seguito dell'attentato contro il battaglione Bozen, i tedeschi decisero di scegliere e trucidare 10 uomini italiani per ogni soldato tedesco rimasto ucciso. Inizialmente si pensava che le vittime fossero 320 tanto che, all'indomani della liberazione di Roma, nacque il "Comitato dei 320" per far luce sulla strage delle Fosse Ardeatine, consentire una degna sepoltura alle vittime e aiutare, anche materialmente, i familiari. Grazie all'impegno del Comitato composto principalmente dalle mogli, dalle madri e dai figli dei Martiri delle Ardeatine, fin dalle prime settimane successive l'ingresso degli Alleati nella Capitale, venne attivata la macchina della giustizia per processare i responsabili. Solo successivamente si scoprì che il numero totale delle vittime era superiore; nella confusione successiva all'attentato, i tedeschi scelsero in modo frettoloso i "condannati a morte" che avrebbero dovuto controbilanciare la perdita dell'esercito tedesco e pagare, con la loro vita, il prezzo dell'offesa subita. Nell'impossibilità di rintracciare i membri partigiani dell'attentato finirono condannati a morte anche cittadini comuni e esponenti delle varie realtà antifasciste già prigionieri politici.

Nonostante questa storia appartenga a un'altra epoca, esiste un legame con le vicende odierne. Su questo invitano a riflettere gli stessi membri dell'Anfim che, ancora oggi, tengono i riflettori accesi su una strage che non appare così dissimile da quelle odierne. Dopo un breve cappello storico, il racconto delle ore antecedenti l'eccidio dei 335, la visita prosegue all'interno del sepolcro. Dentro il mausoleo la temperatura si abbassa e il freddo e l'umidità fanno da cornice alla narrazione di questa violenza efferata. Il luogo dell'eccidio è infatti un luogo angusto, piuttosto piccolo, per questo le vittime sono state divise per essere poi fucilate in gruppi più piccoli, alcuni non sono morti subito ma sono stati soffocati dai corpi dei loro compagni di destino.

Pochi metri più in là una distesa di tombe con quanto rimane dei corpi dei 335 uomini occupa un intero stanzone; solo negli ultimi anni, grazie ai passi avanti fatti dalla scienza, si è riuscito, almeno in parte, a distinguere i resti delle vittime e a restituire a ciascuno di quei resti un nome. E infatti un enorme libro in metallo collocato proprio di fronte alle tombe riporta, in ordine alfabetico, i nomi delle vittime. La lunghezza del testo è impressionante così come la profondità della stanza dove si trovano le tombe che si estende di fronte ai nostri occhi.

I ragazzi rimangono in silenzio; qualcuno fra i visitatori scatta una foto, tanti si incamminano tra i sepolcri e altri si dirigono verso le tombe più lontane per leggere i nomi incisi sulla pietra. La visita spinge tutti a una riflessione: quali atrocità è stato capace di commettere il genere umano e perché siamo incapaci di imparare dal passato e dalle sue brutture? È questa forse una scena tanto dissimile da quelle cui assistiamo oggi?

Cambiano i nomi di morti e cambiano i loro volti ma il destino delle vittime di guerra è lo stesso di 80 anni fa. Ed è proprio questo il messaggio che ANVCG vuole lanciare: non dimentichiamo le stragi del passato e i loro orrori affinché queste possano accendere una luce su quelle, neanche così lontane, del presente.

Il video recconto delle giornate del 30 e del 31 gennaio LINK

 

Ultima modifica il Giovedì, 15 Febbraio 2024 10:11

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