Mercoledì, 19 Giugno 2024 11:28

19 giugno, Giornata internazionale contro la violenza sessuale nei conflitti armati

Il 19 giugno è la Giornata internazionale contro la violenza sessuale nei conflitti armati, una ricorrenza istituita nel 2015 dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite per eliminare una pratica odiosa diffusa nei contesti di guerra di ogni tempo.

L'Associazione si unisce all'appello di tutte le realtà impegnate contro gli stupri che si consumano durante i conflitti e ribadisce quanto sia necessaria una sempre più alta attenzione su questi temi. Si tratta infatti di un fenomeno di ampia portata che, come spesso accade nell'ambito delle violenze sulla popolazione civile in contesti di guerra, non può essere mappato a sufficienza.

Il segretario generale delle Nazioni Unite Guterres è intervenuto sul tema facendo il punto sui dati relativi a questo tema. Il rapporto rappresenta un'analisi approfondita dell'impatto devastante della violenza sessuale sulle donne, ragazze, uomini e ragazzi in contesti di conflitto. Lo stupro di guerra è una forma di tortura e repressione che lascia effetti devastanti su chi la subisce e nel tessuto sociale. La Giornata di quest'anno ha un focus sull'assistenza sanitaria. "Gli ospedali e le altre strutture sanitarie dovrebbero essere fari di sicurezza e di guarigione per tutte le persone ferite nei conflitti, inclusi i sopravvissuti alla violenza sessuale. Questi sono i principi fondamentali del diritto internazionale umanitario. Ma, gli attacchi agli ospedali e alle strutture sanitarie e il prendere di mira gli operatori sanitari possono limitare gravemente l'accesso alle cure mediche e al supporto psicosociale per i sopravvissuti. Le donne e le ragazze che subiscono violenza sessuale possono rimanere incinte a causa di uno stupro e necessitano di assistenza sanitaria sessuale e riproduttiva immediata. Uomini e ragazzi possono essere a rischio di maggiore isolamento se non possono accedere a cure adeguate" ha sottolineato Guterres.

La Giornata internazionale contro la violenza sessuale nei conflitti armati è stata istituita il 19 giugno del 2015 dall'assemblea generale delle Nazioni Unite tramite la Risoluzione A/69/L.75, con l'obiettivo di porre fine a questa pratica disumana in tutto il mondo, ma anche con lo scopo di accrescere la consapevolezza dell'opinione pubblica e onorare le vittime di tali crimini.

La data coincide con l'adozione della Risoluzione 1820 del 2008 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che ha riconosciuto la violenza sessuale come una strategia di guerra e come minaccia alla pace e alla sicurezza mondiali. Nella Risoluzione, si riconosce che lo stupro e altre forme di violenza sessuale possono costituire crimini di guerra e crimini contro l'umanità e si chiede l'immediata e completa cessazione di atti di violenza sessuale contro i civili, da parte di tutti gli attori coinvolti in un conflitto armato.

I dati

Secondo il rapporto, nel 2023 sono stati verificati 2.455 casi di violenza sessuale legata ai conflitti, un numero che rappresenta solo una frazione del dato reale a causa della diffusa sotto-segnalazione. Le vittime sono donne, ragazze, ma anche uomini e ragazzi.

Per inquadrare la gravità del fenomeno, il rapporto cita alcuni casi emblematici:

Repubblica Centrafricana: Donne e ragazze sono state vittime di stupri e violenze sessuali durante le operazioni militari condotte dalle forze di sicurezza governative e dai gruppi armati.

Etiopia: Violenze sessuali su larga scala sono state perpetrate durante il conflitto nella regione del Tigray, con stupri di gruppo, mutilazioni genitali femminili e uccisioni.

Myanmar: Le donne Rohingya sono state sistematicamente vittime di stupri e altre violenze sessuali da parte delle forze di sicurezza birmane durante la repressione militare del 2017.

Ucraina: Dall'inizio dell'invasione russa nel febbraio 2022, sono state documentate numerose violenze sessuali contro donne e ragazze ucraine da parte delle truppe russe.

 

Ultima modifica il Giovedì, 20 Giugno 2024 09:06

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