Venerdì, 16 Febbraio 2018 11:30

Uniti per dire "Stop alle bombe sui civili"

A circa un anno dalla sua istituzione – avvenuta con la legge 25/01/2017 n. 9, fortemente voluta dall’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra (ANVCG) –  è stata celebrata la prima Giornata nazionale delle vittime civili delle guerre e dei conflitti nel mondo che si terrà il il 1° febbraio di ogni anno, al fine di conservare la memoria delle vittime, nonché di promuovere la cultura della pace.

Quest’anno, in occasione di tale ricorrenza, l’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra  ha organizzato –  l' Auditorium della Scuola di Perfezionamento per le Forze di Polizia in Piazza di Priscilla 6 a Roma – un convegno dal titolo “Stop alle bombe sui civili”, che ha avuto la Medaglia del Presidente della Repubblica e il patrocinio del Ministero dell’Istruzione e della Ricerca (MIUR), del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e del Ministero della Difesa.

L’ANVCG E INEW

Il convegno ha posto l’accento sulle iniziative internazionali per la protezione delle popolazioni civili, illustrando l’impegno delle istituzioni italiane e il ruolo sempre più attivo dell’associazionismo nel nostro paese e non solo.
In particolare è stata presentata la campagna “Stop bombing towns and cities”, lanciata qualche anno fa dalla rete International Network on Explosive Weapons (INEW) e che l’ANVCG sta promuovendo in Italia con lo slogan “Stop alle bombe sui civili”.

La campagna si rivolge ai singoli stati e agli organismi internazioni, chiedendo di:
-    riconoscere che l’uso di ordigni esplosivi nelle aree popolate tende a causare gravi sofferenze alle persone e alle comunità, sia in modo diretto, sia per i danni create alle infrastrutture vitali;
-    impegnarsi per rivedere e rendere più stringenti le regole e le prassi nell’uso delle armi esplosive, rendendo altresì disponibili i dati sul loro utilizzo e sui loro effetti;
-    attivarsi per garantire il pieno rispetto dei diritti delle vittime e dei sopravvissuti;
-    individuare dei principi universalmente accettati, per proibire o limitare l’uso di armi esplosive nelle aree densamente popolate.

Alla rete INEW hanno aderito numerose organizzazioni non governative e associazioni, tra cui Campagna Italiana Contro Le Mine, Human Rights Watch, Save the Children ed anche l’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra.
L’adesione dell’Associazione si inquadra nel più ampio impegno internazionale di difesa delle vittime civili dei conflitti che è stato perseguito negli ultimi anni e che, pochi mesi fa, ha assunto un posto di rilievo anche nello Statuto.

GLI INTERVENTI DEI RELATORI

Dopo i saluti del Gen. della Guardia di Finanza Gennaro Vecchione (direttore della Scuola di Perfezionamento per le Forze di Polizia), dell’On. Francesco Saverio Garofani (Presidente della Commissione Difesa della Camera dei Deputati) e di Claudio Betti (Presidente della Confederazione delle Associazioni combattentistiche e partigiane), si sono aperti i lavori, coordinati da Alvaro Moretti, direttore di "Leggo".

Il primo a intervenire è stato il Vice Presidente Vicario dell’ANVCG Michele Vigne: “Nelle guerre degli ultimi decenni le vittime civili delle guerre ammontano a circa l'80% di tutte le perdite, con una percentuale significativa di ragazzi e bambini. Purtroppo anche oggi vittime civili, sfollati interni e rifugiati, emergenze umanitarie, minaccia di ordigni inesplosi, bombardamenti sui civili sono drammi che continuano a ripetersi su scala sempre più ampia in tante parti del mondo e di fronte a tante sofferenze – così simili a quelle che abbiamo sofferto noi vittime civili di guerra italiane – non potevamo restare inermi e passivi. E’ così che la lotta contro la guerra, per la limitazione degli armamenti  e la promozione della cultura della pace ha assunto negli ultimi anni una posizione di preminenza tra le finalità dell’Associazione ed è per questo che è nata l'adesione alla campagna contro i bombardamenti sulle aree densamente popolate. La mobilitazione della società civile può portare a grandi risultati, come ha dimostrato l’esempio della campagna di ICAN per l’abolizione delle armi nucleari.  Siamo convinti che questi sforzi possono portare ad un mondo migliore, soprattutto per le generazioni che verranno”.

Successivamente Nicola Labanca (Professore dell’Università di Siena e Presidente del Centro Interuniversitario di Studio e ricerche storico-militari), partendo dalla lettura di resoconti e testimonianze dirette dei bombardamenti avvenuti in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale, ha ricordato come questa si sia stata un punto di svolta nella storia dei conflitti: “La storia cambia, le guerre cambiano, cambiano anche le vittime. I conflitti contemporanei, a partire dalla Seconda Guerra Mondiale in poi, fanno più vittime tra i civili che tra i militari”.  Il Prof. Labanca ha concluso presentando l’ ”Atlante dei bombardamenti”, un progetto ambizioso, lanciato dall’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra e dal Centro interuniversitario di studi e ricerche storico–militari per fornire una ricognizione con metodi scientifici dei bombardamenti avvenuti in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale, e annunciando l’uscita del primo volume relativo alle città di Palermo, Roma e Torino.

A rappresentare la rete INEW era presente la coordinatrice Laura Boillot: “La nostra missione è quella di mettere al bando ogni tipo di arma esplosiva ad ampio raggio utilizzata sui centri abitati. Il dato preoccupante che emerge dai nostri studi, è che il 91% delle vittime di tali armi sono civili. Oltre ai danni diretti e indiretti provocati, i bombardamenti sono anche la principale causa dei dislocamenti interni e delle grandi migrazioni in altri paesi. Per fronteggiare questi problemi, si sta cercando di trovare delle contromisure, come ad esempio delle direttive internazionali che si occupino specificatamente degli ordigni esplosivi ad ampio raggio e del loro uso sulle aree densamente popolate. Diversi Stati stanno già muovendosi in tal senso”.

Lotta alle guerre, in particolar modo al nucleare, portata avanti anche dall’ICAN - International Campaign to Abolish Nuclear Weapons (Premio Nobel per la Pace 2017), rappresentata da Susi Snyder: “E’ un onore ed un piacere essere qui. Noi, come ICAN, abbiamo lavorato e lavoriamo duramente per porre fine alle grandi sofferenze provocate dalle armi nucleari, che sono progettate per creare danni di enorme portata. Il rischio nucleare sembra molto lontano, ma è più vicino di quanto si pensi. La nostra campagna internazionale ha portato grandi risultati, fino ad ottenere un trattato per la messa al bando del nucleare. Questo successo dimostra le grandi potenzialità della mobilitazione dal basso, della gente comune, grazie alla quale possiamo sperare in altri grandi risultati per tutte le popolazioni del mondo”.

Dopo il saluto del Sen. Vito De Filippo, Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, è intervenuto Pietro Ridolfi (Presidente della Commissione Nazionale Diritto Internazionale Umanitario della Croce Rossa Italiana) il quale ha ricordato come “la Croce Rossa Italiana è nata proprio nel contesto di guerra, per soccorrere le vittime dei conflitti”. Ridolfi ha quindi passato in rassegna le principali convenzioni del diritto internazionale umanitario dei conflitti armati, mettendo in evidenza che fin dal primo trattato, risalente al XIX° secolo, gli attacchi alla popolazione civile sono sempre stati considerati inammissibili in ogni forma. Si è quindi soffermato sulla continua tensione tra le esigenze di carattere umanitario e le esigenze militari, spiegando che, per trovare un punto di equilibrio, è stato introdotto nel 1977 l’obbligo del rispetto del “principio di proporzionalità”, per il quale le uccisioni di civili e le distruzioni non possono essere di entità evidentemente abnorme rispetto alla finalità strategica perseguita. La Croce Rossa Internazionale è molto impegnata nella diffusione della conoscenza dei principi di diritto internazionale umanitario dei conflitti armati nelle istituzioni militari: ciò avviene attraverso l’organizzazione di corsi specifici, tenuti da volontari in tempo di pace. “E’ importantissimo attuare questa opera di sensibilizzazione in tempo di pace, perché in tempo di guerra è troppo tardi”, ha concluso Ridolfi.

Alessandro Cortese (Vice Direttore Generale/Direttore Centrale per la sicurezza, il disarmo e la non proliferazione presso il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale) ha aperto il suo intervento ricordando come «nel solo 2016 ci sono state oltre 45.000 vittime dovute a ordigni esplosivi bellici, delle quali il 70% sono stati civili, percentuale che sale al 92% nelle aree densamente popolate». Ha quindi illustrato sinteticamente l’impegno dell’Italia in campo umanitario, che si articola su più direttrici: attività finalizzata alla promozione e al rispetto delle norme internazionali e dei trattati; partecipazione agli organismi di controllo sul mercato delle armi; azione diplomatica per la protezione dei civili; finanziamento di progetti per lo sminamento umanitario e il recupero psicofisico e sociale delle vittime dei conflitti.
Le politiche degli Stati e delle Istituzioni internazionali hanno un ruolo cruciale, ma anche il ruolo delle ONG e della società civile in questo campo ha una grande rilevanza. A questo proposito ha voluto ricordare l’incontro tenutosi a Ginevra, nella sede dell’ONU, a fine agosto sulla campagna “Stop bombing town and cities”, cui ha partecipato anche l’ANVCG: “Le convenzioni di Ginevra sono il punto cardine della protezione dei civili e lo saranno anche per negli anni a venire. L’Italia è fermamente determinata a continuare il suo impegno per la protezione dei civili nei contesti di guerra anche per il futuro”.

E’ stato poi il turno di Giuseppe Schiavello (Campagna italiana contro le mine): “Le storie parallele di Campagna Contro le Mine e ICAN, entrambe premiate con il Premio Nobel della Pace rispettivamente nel 1997 e nel 2017, dimostrano l’importanza e le potenzialità della mobilitazione della società civile”, che deve continuare anche per rendere effettivi i trattati internazionali. Le campagne di informazione hanno un ruolo cruciale, non solo verso i cittadini, ma anche nei confronti del Parlamento e delle istituzioni che hanno un ruolo decisionale. L’Italia ha fatto un cammino esemplare, essendo ora “un paese guida nella lotta contro le mine antipersona e le bombe a grappolo: da uno dei principali produttori di armi, l’Italia è diventata uno degli attori internazionali più attivi nella mine action. Questo è avvenuto anche grazie alla collaborazione tra le associazioni per il disarmo e le Forze armate, che non devono essere considerate portatrici di interessi sempre e comunque contrapposti”. Ha concluso il suo intervento presentendo, ricordando le attività del centro di riabilitazione ortopedico Paola Biocca ad Amman in Giordania, istituito da Campagna Italiana Contro le Mine per far fronte alle necessità sanitarie dei tanti rifugiati in quel paese. “Colgo l’occasione per ringraziare l’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra che sostiene questo importante progetto e che ha recentemente sponsorizzato una officina di ortesi all’interno del centro”.

Corrado Quinto (Coordinatore de L’Osservatorio) ha presentato le attività de L’Osservatorio, il centro di ricerca dell’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra che monitora ed analizza le conseguenze dei conflitti armati sulle popolazioni civili, al fine di mantenere un archivio della memoria individuale e collettiva delle vittime civili di guerra, proteggere e promuovere i diritti delle vittime e prevenire il ripetersi di abusi in futuro. Attraverso l’illustrazione dei contenuti del sito internet de L’Osservatorio (http://www.losservatorio.org), interamente bilingue italiano-inglese, ha mostrato l’attività di raccolta di notizie riguardanti le vittime civili di guerra nel mondo; i progetti in atto (come l’adesione al programma dell’ONU sul sostegno alle politiche per l’uguaglianza di genere nelle situazioni di post-crisi); le ricerche realizzate da esperti del settore (ad es. sullo stupro come arma di guerra, sull’uso dei droni nelle operazioni di sminamento umanitario, ecc.). “L’Osservatorio intende insomma porsi come uno degli strumenti privilegiati per l’attuazione delle nuove finalità statutarie internazionali dell’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra, in difesa delle vittime dei conflitti di tutto il mondo”.

Prima della premiazione per il concorso “La vita è un capolavoro, la guerra un folle salto nel buio”, gli interventi dei relatori si sono chiusi con Nicolas Marzolino, uno dei due ragazzi che ha perso la vista nel 2013, a soli 16 anni, per l’esplosione di un ordigno bellico in Val di Susa, da tanti anni vicino all’ANVCG e alle sue battaglie. Nel suo discorso, seguito dai presenti con particolare partecipazione, ha ricordato l’incidente di cui è stato vittima, portandolo come esempio paradigmatico della permanenza nel lungo periodo degli effetti devastanti delle guerre per la popolazione civile. Rivolgendosi in particolare agli studenti presenti nella sala, ha invitato tutti quanti a farsi parte attiva per evitare che in futuro altri ragazzi e ragazze possano avere il suo stesso sfortunato destino, in ogni parte del mondo.

La giornata si è conclusa con la premiazione dei vincitori del concorso per le scuole “La vita è un capolavoro, la guerra un folle salto nel buio”, organizzato in collaborazione con Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca,

Ultima modifica il Martedì, 20 Febbraio 2018 13:30

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