Il Commissario per la spending review, Carlo Cottarelli, ha presentato ieri al Consiglio dei Ministri le sue proposte per ridurre la spesa pubblica.
Si apprende con un grande sconcerto che tra queste vi è anche una non meglio precisata "revisione delle pensioni di guerra" che dovrebbe apportare un risparmio di 200 milioni già nel 2014, di 300 milioni nel 2015 e di 300 milioni nel 2016.
Al di là della indeterminatezza di questa revisione al ribasso, l'entità del risparmio ipotizzato apppare assolutamente spropositata, dato che nell'intero 2013 la spesa complessiva dello Stato per tutti i trattamenti pensionistici di guerra diretti e indiretti è stata pari a 519 milioni e mezzo (fonte: Elaborazione statistica sulle partite di pensioni di guerra in pagamento, a cura del Ministero dell'Economia delle Finanze - Direzione dei Servizi del Tesoro) e non a 1 miliardo e mezzo come sembra sia stato indicato dallo stesso Commissario Cottarelli.
Non va poi dimenticato che questa voce di spesa diminuisce dell'8-10% ogni anno per motivi anagrafici e che tale decremento andrà ad aumentare esponenzialmente nel futuro.
L'Associazione esprime tutto il sconcerto e il suo sdegno per questa proposta inaccettabile dal punto di vista etico, oltre che giuridicamente insostenibile, e farà tutto quanto è nelle sue possibilità per impedire qualsiasi taglio a danno di una categoria che una volta era particolarmente benemerita, ma che oggi non viene purtroppo più tenuta in alcun conto da parte delle Istituzioni.
Riportiamo di seguito il comunicato stampa che stiamo diffondendo in queste ore.
Le pensioni di guerra non si toccano, sono un risarcimento
Ci risiamo! A distanza di poco più di un anno dal tentativo di tassare le pensioni di guerra da parte del Governo Monti - poi rientrato a seguito della ferma opposizione del Parlamento e delle associazioni della società civile, ora queste sono di nuovo sotto tiro.
Stamattina, infatti, sono state diffuse delle anticipazioni rispetto al piano dei tagli alla spesa previsto nel cosiddetto dossier Cottarelli, il Commissario incaricato della spending review, che vede tra le voci da sforbiciare anche le pensioni di guerra.
Tale ipotesi, oltreché odiosa dal punto di vista morale, perché colpisce vittime della guerra, mutilati, invalidi, ciechi di guerra, vedove ed orfani, che hanno già offerto un grande sacrificio per il Paese e lo offrono quotidianamente con le sofferenze delle loro invalidità e mutilazioni, è anche abnorme dal punto di vista giuridico perché incostituzionale, dal momento che ai sensi dell’art. 1 del D.P.R. 915/78 "La pensione, assegno o indennità di guerra … costituiscono atto risarcitorio, di doveroso riconoscimento e di solidarietà, da parte dello Stato nei confronti di coloro che, a causa della guerra, abbiano subito menomazioni nell'integrità fisica o la perdita di un congiunto”.
Tagliare le pensioni di guerra a distanza di quasi 70 anni dalla fine del conflitto – afferma l’Avv. Giuseppe Castronovo, cieco di guerra e Presidente dell’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra che conta ancora oggi oltre 120.000 vittime di guerra che percepiscono tali pensioni - significa insultare il sacrificio di questi figli dell’Italia, umiliarli e dimenticarli negli ultimi anni della loro già penalizzata esistenza.
Mai, neppure nei momenti più difficili del Paese, si è ipotizzato di effettuare tagli sul risarcimento e sulla solidarietà che doverosamente lo Stato ha riconosciuto alle più innocenti vittime della guerra.
Chiediamo al Presidente del Consiglio ed al Ministro dell’Economia un cortese incontro urgente su tale questione, in difetto del quale saremo costretti a mettere in atto ogni più determinata e civile forma di protesta, per scongiurare questo sciagurato intervento.