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Martedì, 09 Luglio 2013 12:14

Disabili discriminati sul lavoro, la Ue boccia l’Italia

BRUXELLES - La Corte di Giustizia Europea ha richiamato oggi l’Italia per l’inadempienza del nostro Paese nel garantire ai lavoratori disabili parità di trattamento. Nella sentenza, si legge, “l’Italia non ha ancora messo in atto misure efficaci ed appropriate per un effettivo inserimento professionale delle persone con disabilità”. La Corte, con sede a Lussemburgo, chiede che quanto prima l’Italia ponga rimedio a questa inadempienza e attui tali misure.

In particolare, la sentenza evidenzia come l’Italia non abbia recepito appieno la direttiva del 2000 sulla parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro e come l’impiego delle persone disabili sia spesso lasciato alla discrezionalità di leggi approvate dalle autorità locali o di accordi fra queste ultime e i datori di lavoro. Ciò, secondo la Corte di Giustizia, provoca il fatto che non tutti i disabili vengano trattati uniformemente sul territorio italiano per quanto concerne il loro inserimento professionale.

La sentenza è stata emessa a seguito di una procedura di infrazione avviata dalla Commissione Europea nei confronti dell’Italia, che si è chiusa col deferimento del nostro Paese. Secondo la legislazione UE, gli Stati membri devono adottare misure che obblighino i datori di lavoro – senza un onere sproporzionato che ricada su di loro – a permettere ai disabili di poter concorrere senza essere discriminati all’ottenimento di un lavoro per cui siano qualificati, di svolgerlo, di avere una formazione e di poter ambire a promozioni.

Le reazioni. Il segretario confederale della Cgil, Serena Sorrentino, ha commentato la sentenza in comunicato stampa, spiegando che “il primo atto da fare è quello di abolire l'articolo 9 della legge 138/11 (la cosiddetta manovra di ferragosto targata Tremonti-Sacconi) che prevedeva la sterilizzazione delle norme sul collocamento per i disabili e riproponeva il rischio dei reparti 'confino'. Ciò che è accaduto nella crisi è che le aziende potendo derogare le compensazioni territoriali e non avendo più vincoli stringenti sull'attuazione delle previsioni sul collocamento hanno penalizzato i lavoratori diversamente abili”.

E Sorrentino sottolinea quali debbano essere le conseguenze da trarre da questa sentenza: bisognerà, secondo il segretario confederale CGIL, “ripristinare il fondo per l'inclusione dei lavoratori disabili e investire nella formazione di questi lavoratori”.

Sempre in fatto di reazioni alla "bocciatura europea", il presidente della Fish, Barbieri,ricorda i numeri negativi sull'occupazione delle persone disabili e chiede concretezza: "L'attenzione ai disabili deve essere prioritaria nella discussione delle misure per il rilancio dell'occupazione". Da parte sua la Cisl non sembra essere stata presa alla sprovvista. Il segretario generale, Pietro Cerrito, afferma infatti: "Come Cisl abbiamo denunciato a più riprese il mancato funzionamento della L.68 e il generale disinteresse della politica a misurarsi con questa problematica, sempre rinviata e colpevolmente sottovalutata. Ribadiamo la richiesta, già avanzata, di introdurre nel 'Pacchetto lavoro' norme che comportino corsie protette per i disabili".

Per il responsabile dell'Ufficio politiche della disabilità dell'Ugl, Giovanni Scacciavillani, “la sentenza della Corte di Giustizia dell'Unione Europea ha un grande valore sociale e culturale". L’Ugl auspica che il Governo “metta subito in cantiere l'attuazione del Programma di azione per la promozione dei diritti e l'integrazione delle persone con disabilità, che rappresenta una luce nel buio di una crisi che sta relegando sempre più ai margini i soggetti deboli della nostra società". (Maurizio Molinari)

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Ultima modifica il Martedì, 09 Luglio 2013 12:17

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