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Venerdì, 02 Novembre 2012 13:43

La legge di stabilità cambia, ma per le pensioni di guerra resta ancora la minaccia IRPEF

Sono in corso in questi giorni febbrili incontri tra rappresentanti del Governo e del Parlamento a proposito della legge di stabilità 2013 ed è notizia di ieri la probabile introduzione di una serie di sostanziali modifiche per ciò che concerne il regime di tassazione.

Sorprende che - nonostante un consenso unanime e forte da parte di tutte le parti politiche - non si sia ancora giunti all'eliminazione della norma che prevede la tassazione delle pensioni di guerra, a causa delle titubanze del Governo in relazione alla mancata entrata che deriverebbe all'Erario.

Si tratta di una argomentazione fragile e insensata sotto diversi punti di vista: l'aspetto finanziario è l'unico che conta anche di fronte a una palese ingiustizia come questa? Quale vantaggio può derivare all'Erario dalla tassazione delle misere pensioni di guerra, che oltrettutto diminuiscono di numero in misura esponenziale ogni anno?

L'Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra non si arrende e continua a fare appello a tutte le Istituzioni e alla società civile, per scongiurare l'approvazione di questa proposta mortificante ed offensiva.

Riportiamo sotto il comunicato stampa inviato in data odierna (2 novembre 2011) ai maggiori organi di stampa e di comunicazione. Ringraziamo il Redattore Sociale e Superabile per aver ripreso il nostro comunicato.

 


 

Tassazione pensioni di guerra. La protesta dell’Associazione Vittime Civili di Guerra

L’Associazione Nazionale Vittime Civili di guerra Onlus, l’Ente Morale preposto per legge alla rappresentanza e tutela delle 120.000 vittime civili di guerra italiane e dei loro congiunti, protesta con forza contro il mancato dietrofront del Governo in merito alla decisione di sottoporre a tassazione le pensioni di guerra ai titolari di un reddito annuo superiore ai 15.000 Euro.

A dirlo è il Presidente dell’Associazione, Avv. Giuseppe Castronovo, cieco di guerra dall’età di nove anni, che sottolinea come nell’accordo del 31 ottobre scorso tra il Governo ed  i relatori - che di fatto ha stravolto la legge di stabilità con la marcia indietro sul taglio dell’Irpef, la sterilizzazione dell’aliquota Iva del 10 per cento, l’eliminazione della retroattività del taglio delle detrazioni, la riduzione del cuneo fiscale - non vi sia traccia della soppressione della norma che dispone la tassazione delle pensioni guerra.

Norma, peraltro, non solo deprecabile dal punto di vista morale, ma viziata anche da illegittimità costituzionale per violazione degli artt. 3 e 53 della costituzione, avendo le pensioni di guerra natura risarcitoria e non reddituale,. Per quanto riguarda le ricadute pratiche della disposizione, prosegue il Presidente dell’Associazione, occorre inoltre rilevare come la tassazione delle pensioni di guerra colpirebbe una platea potenziale di 134.374 persone su un totale di 180.000 pensioni erogate al 31.12.2011. Di queste, 104.000 circa percepiscono una pensione inferiore a € 300,00 mensili e sono soltanto 2700 a superare la soglia dei € 600 mensili a causa di invalidità gravissime (a titolo esemplificativo e non esaustivo per cecità assoluta, perdita di due o più arti, alterazioni gravissime delle facoltà mentali, obbligo quasi continuo di degenza a letto). Anche sotto questo profilo si evidenzia con assoluta chiarezza la disumanità della norma contenuta nella legge di stabilità. Dai dati emerge altresì l’inopportunità di colpire una spesa, quella per le pensioni di guerra, che non è strutturale o sistemica, ma al contrario in progressiva, esponenziale, diminuzione e comunque destinata ad esaurirsi nel tempo. Basti pensare che in 7 anni la spesa è diminuita da € 980 mln del 2004 agli attuali € 606 mln del 2011, con un tasso di decremento attualmente attestato intorno il 6,5%, ma destinato a crescere esponenzialmente per ragioni anagrafiche.

Mi auguro, conclude l’Avv. Castronovo, che durante l’iter parlamentare della legge di stabilità, attualmente all’esame della Commissione Bilancio, si riesca a porre rimedio ad una delle norme più  ingiuste ed incomprensibili che siano mai state concepite in un Paese civile.

2 novembre 2011

Ultima modifica il Martedì, 06 Novembre 2012 13:46

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