by Ruggero
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Qualche giorno fa i mass media hanno riportato un’intervista al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Prof. Enrico Giovannini, nella quale, con riferimento alla proposta di introduzione del SIA (sostegno per l’inclusione attiva), questi avrebbe affermato che le relative risorse potrebbero essere rinvenute, tra le altre cose, dal “riordino delle pensioni di guerra indirette” (è possibile leggere integralmente l’intervista cliccando qui).
Questa affermazione, pur se generica e vaga, suscita qualche inquietudine, soprattutto ripensando a quanto successo esattamente un anno fa con il tentativo del Governo di tassazione le pensioni di guerra, dirette ed indirette, fortunatamente naufragato a causa della forte opposizione delle associazioni di categoria, di gran parte del Parlamento e dell’opinione pubblica.
Per questo motivo l’Associazione ha ritenuto opportuno – con la lettera del 25 settembre 2013 che riportiamo sotto – chiedere chiarimenti al Ministro Giovannini, al Presidente del Consiglio Letta e al Ministro Saccomanni, facendo presente che l’unico tipo di riordino ammissibile per le pensioni di guerra indirette è quello che ne stabilisca l’importo nella misura del 60% delle corrispondenti pensioni dirette, così come avviene in tutti gli altri settori pensionistici.