Martedì, 07 Giugno 2016 10:13

Presentata la squadra di rifugiati per le Olimpiadi di Rio 2016

Dalla prima Olimpiade del 1896 ad oggi sono più di 200 le squadre nazionali che hanno partecipato ai giochi e quest'anno, per la prima volta, sarà presente anche una squadra formata da atleti rifugiati, che gareggerà sotto la bandiera con i cinque cerchi, a sottolineare la valenza universale dell'iniziativa.

Il 3 giugno il Comitato Olimpico Internazionale ha annunciato i nomi dei 10 atleti - 6 uomini e 4 donne - che comporranno questa squadra: si tratta di due nuotatori siriani (Rami Anis e Yusra Mardini), due judoka della Repubblica Democratica del Congo (Yolande Mabika e Popole Misenga), un maratoneta etiope (Yonas Kinde) e cinque mezzofondisti del Sud-Sudan (Paulo Amotun Lokoro, Yiech Pur Biel, Rose Nathike Lokonyen, Anjelina Nadai Lohalith e James Nyang Chiengjiek).

Le loro storie - che potete leggere in questa pagina (in inglese) - sono tutte contraddistinte dal fatto che questi atleti hanno dovuto lasciare i loro paesi a causa di guerre aperte o di situazioni di conflitto e persecuzione, trovando rifugio in vari paesi (Belgio, Brasile, Kenya, Germania, Lussemburgo) dopo un percorso materiale e morale contraddistinto da tante difficoltà e pericoli.

Particolarmente significativa è la storia di Yusra Mardini, 18enne nuotatrice siriana originaria di Damasco, che nel suo viaggio verso la Grecia non ha esitato a tuffarsi nel mare insieme alla sorella per portare in salvo la barca su cui si trovava insieme ad altri venti rifugiati, nel momento in cui l'imbarcazione aveva cominciato a imbarcare acqua.

"Voglio dimostrare a tutti che dopo le sofferenze, dopo la tempesta, possono esserci giorni migliori" ha dichiarato la giovane atleta.

Questa iniziativa è stata voluta per dare evidenza al fatto che attualmente vi sono 59 milioni e mezzo di persone nel mondo che sono costrette a lasciare le proprie case a causa di conflitti, guerre e persecuzioni, un numero che non è mai stato così alto nella storia recente dell'umanità.

Come ha sottolineato Filippo Grandi dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), la partecipazione alle Olimpiadi di questa squadra così speciale è un "riconoscimento al coraggio e alla perseveranza di tutti i rifugiati del mondo nel superare le avversità e costruire un futuro migliore per loro stessi e per le loro famiglie".

Ultima modifica il Martedì, 14 Giugno 2016 11:44

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