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Mercoledì, 06 Marzo 2013 13:51

Gli ordigni bellici mietono ancora vittime anche in Italia

E' notizia di cronaca il ferimento grave di tre ragazzi nella Val di Susa, a causa dell'esplosione di un residuato bellico.

Di fronte all'ennesimo episodio drammatico di questa natura, l'Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra ha ritenuto opportuno diffondere il seguente comunicato stampa.

 

COMUNICATO STAMPA

L’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra, l’Ente Morale preposto per legge alla rappresentanza e tutela delle vittime civili di guerra italiane e delle loro famiglie, esprime sgomento e profondo dolore per il grave ferimento di tre giovani adolescenti causato sabato scorso dallo scoppio di un ordigno della seconda guerra mondiale in località Geire, a Novalesa, in Provincia di Torino, due dei quali rischiano di perdere la vista mentre uno ha perduto la mano.

A dirlo è il Presidente dell’Associazione, Avv. Giuseppe Castronovo, oggi settantottenne e rimasto cieco all’età di nove anni per l’esplosione di un ordigno bellico.

“E’ inaccettabile”, afferma Castronovo, “che a distanza di quasi settant’anni dalla fine del conflitto, la seconda guerra mondiale continui a mietere vittime”.

“A  Nicolas e Lorenzo”, i due cari e poveri bambini che rischiano di perdere la vista, “all’altro giovane ferito ed ai loro genitori, esprimo tutta la commossa vicinanza delle vittime civili di guerra italiane, mentre al Governo ed in particolare al Ministro dell’Istruzione, chiedo di attivare idonee campagne di informazione e di prevenzione nelle scuole, anche attraverso il ripristino dell’affissione dei manifesti, che vi furono per diversi anni  dopo il conflitto, che rappresentavano graficamente i vari tipi di ordigni bellici, affinché non venissero toccati per curiosità dai minorenni”.

“Va ricordato, infatti, che la stragrande maggioranza di questi tragici incidenti, è avvenuta e continua ad avvenire ai danni dei più giovani, a causa della difficoltà di questi ultimi di distinguere gli ordigni bellici che, nella seconda guerra mondiale, spesso venivano intenzionalmente camuffati da oggetti di uso comune. Nel mio caso, la bomba che mi ha tolto la vista aveva la forma di una penna d’oro”.

Quello degli ordigni inesplosi, è purtroppo un tema ancora drammaticamente attuale nel nostro Paese, come dimostra anche la recente approvazione della Legge 1 ottobre 2012, n. 177 in materia di sicurezza sul lavoro per la bonifica degli ordigni bellici, rivolta a prevenire i rischi derivanti dal rinvenimento di ordigni bellici inesplosi nei cantieri temporanei e mobili.

In Italia ogni anno gli artificieri - quelli del Genio dell’Esercito e di altre forze militari - compiono circa tremila interventi per disinnescare i residuati esplosivi della seconda guerra mondiale, con una media di oltre otto al giorno.
E’ noto, infatti, che nel corso del secondo conflitto mondiale, Raf e Usaf sganciarono complessivamente sull’Italia un milione di bombe, di cui si stima che circa il 10 per cento non deflagrò del tutto. Questo significa che una bomba su quattro è ancora da recuperare.

Questa è l’ennesima prova che è ancora necessario ed attuale un serio lavoro di prevenzione per impedire che quell’atroce guerra produca altre vittime a distanza di tanti anni.


Roma, 6 Marzo 2013

Ultima modifica il Mercoledì, 06 Marzo 2013 13:58

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